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Gli studi

Gli studi di Dante Alighieri: I primi studi e l'influenza di Brunetto Latini

Passione per le lettere e formazione scolastica.

 

Fin da giovane, Dante si distinse per la sua passione per gli studi grammaticali e retorici, dimostrando una profonda conoscenza dei principali autori latini. Questa inclinazione era favorita dal clima di diffusione dell’alfabetizzazione che caratterizzava Firenze all’epoca, come testimoniato anche da Giovanni Villani nella sua Cronaca. Infatti, nel 1277, un maestro di scuola, un “romanus doctor puerorum“, teneva lezioni presso la casa degli Alighieri.

L’influenza determinante di Brunetto Latini

 

Tuttavia, l’influenza più significativa sulla formazione di Dante fu senza dubbio quella di Brunetto Latini. Figura di spicco nel panorama fiorentino, Latini era un rinomato retore e filosofo, oltre a ricoprire importanti ruoli politici come magistrato, ambasciatore e notaio ufficiale della Repubblica Fiorentina.

L’insegnamento di Latini ebbe un impatto profondo su Dante, trasmettendogli non solo conoscenze retorico-letterarie, ma anche valori politici e civili. La figura di Latini divenne per Dante un punto di riferimento fondamentale, tanto da essere citata nella Divina Commedia. Nell’Inferno, infatti, Dante incontra Latini tra i peccatori condannati per sodomia, ma ne tratteggia un ritratto di grande rispetto e ammirazione, definendolo suo “gran maestro“.

L’eredità di Brunetto Latini

 

L’influenza di Brunetto Latini si rintraccia in diverse opere di Dante, tra cui il Tesoretto e la Vita Nuova. In particolare, il Tesoretto, un’opera enciclopedica in volgare scritta da Latini, fornì a Dante un modello per la sua produzione letteraria. La figura di Latini, inoltre, è presente nella Commedia in due distinti momenti: nell’Inferno, come già accennato, e nel Purgatorio, dove Dante lo incontra risorto e purificato.

In definitiva, l’incontro con Brunetto Latini rappresentò un punto di svolta nella formazione di Dante, segnandone il percorso intellettuale e umano. Latini fu per lui una guida preziosa e un modello di riferimento, trasmettendogli valori e conoscenze che influenzarono profondamente la sua opera e la sua visione del mondo.

L’esposizione alla cultura francese e l’influenza della poesia volgare

 

L’esposizione alla cultura francese, favorita dal soggiorno di Brunetto Latini in Francia tra il 1260 e il 1266, ebbe un profondo influsso su Dante, come si evince dalle sue prime opere, tra cui il Detto d’Amore e il Fiore, rifacimento del Roman de la Rose. Contemporaneamente, in Italia la poesia in volgare stava conoscendo un notevole sviluppo, come testimoniato da importanti codici antichi come il Vaticano 3793, il Palatino 418 e il Laurenziano Rediano 9. In questo contesto di fervore poetico, caratterizzato dalla presenza di numerosi autori, tra cui spiccavano esponenti toscani e fiorentini come Guittone d’Arezzo

L’emergere del Dolce Stil Novo e la rottura con la tradizione

 

Proprio in questo contesto di rinnovamento poetico, Dante diede vita al Dolce Stil Novo, una corrente letteraria che si distingueva per l’idealizzazione della donna amata, l’uso di un linguaggio raffinato e l’introspezione psicologica. Le sue rime in lode di Beatrice, poi commentate nella Vita Nova, rappresentarono una rottura radicale con la tradizione poetica precedente, abbandonando i temi cortesi e guittoniani per dar vita a una poetica nuova, incentrata sull’amore come esperienza spirituale e sulla donna come ideale sublimato, espresso attraverso un linguaggio ricco di metafore e simboli complessi. Questa innovazione segnò l’inizio del suo percorso unico come poeta e lo consacrò come uno dei massimi esponenti della letteratura italiana