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La Politica

Per comprendere appieno l’impegno politico di Dante Alighieri, è necessario inquadrare il contesto storico in cui visse: un’Italia dilaniata dalle lotte tra Guelfi e Ghibellini, fazioni rivali che si contendevano il potere sull’intera penisola. All’interno di questo scenario complesso, Firenze, città natale di Dante, era teatro di aspre contese tra le due fazioni, con Guelfi Bianchi e Guelfi Neri che si scontravano per il controllo del Comune

Contesto storico: “All’inizio del Trecento, l’Italia era ancora frammentata in numerosi comuni indipendenti, spesso in conflitto tra loro. Questo quadro di disgregazione politica era ulteriormente complicato dalla secolare lotta tra Papato e Impero per il potere sull’Europa. Dante, come molti altri suoi contemporanei, si trovò a vivere in un’epoca di grandi sconvolgimenti e incertezze.”

Guelfi Bianchi e Neri: “I Guelfi Bianchi, tra cui il giovane Dante, erano generalmente sostenitori di un’autonomia comunale guidata dalle corporazioni mercantili e di un rapporto più equilibrato con il Papato. I Guelfi Neri, invece, erano alleati del papato e appoggiavano le sue mire centralizzatrici. La rivalità tra le due fazioni si accese all’inizio del Trecento, sfociando in violenti scontri per il controllo di Firenze.”

Dante Priore: “Nel 1300, Dante fu eletto Priore di Firenze, una delle cariche più alte della Repubblica. In questo ruolo, egli si distinse per la sua ferma opposizione alle ingerenze del papato negli affari interni della città e per il suo impegno a favore dell’autonomia e della giustizia. Tuttavia, la sua ascesa al potere fu di breve durata. I Guelfi Neri, con l’aiuto del papa Bonifacio VIII, riuscirono a prendere il controllo di Firenze nel 1301 e Dante fu condannato all’esilio.”

L’ambasceria a Roma e la condanna a morte: “Nel tentativo di scongiurare l’intervento del papato negli affari fiorentini, Dante fu inviato come ambasciatore a Roma per negoziare con Bonifacio VIII. Tuttavia, la missione fallì e al suo ritorno a Firenze, Dante si trovò di fronte a una città in mano ai suoi nemici. Condannato per baratteria e concussione, fu esiliato per sempre da Firenze e condannato a morte in contumacia.”